Specchio d’acqua in versi
Il Lago d’Orta tra poetesse eremite e festival di poesia
di Federica Liparoti
“Ogni lago ha la sua leggenda” scriveva Gianni Rodari nel 1936. Il grande scrittore, autore delle Favole al Telefono, era nato a Omegna, sul Lago d’Orta, e qui ambientò uno dei suoi romanzi più noti: C’era due volte il Barone Lamberto ovvero I misteri dell’isola di San Giulio. Ma è dalla notte dei tempi che questo spicchio di Piemonte prealpino, stretto tra la Svizzera e il confine lombardo, ispira storie.
Un antico racconto narra che San Giulio decise di costruire qui la sua centesima e ultima chiesa, affascinato dalla piccola isola che oggi porta il suo nome. Dovette però sconfiggere i draghi e i serpenti che la infestavano, con la sola forza della parola, prima di porre le fondamenta della Basilica.
Oggi accanto alla chiesa della leggenda si trova l’abbazia di Mater Ecclesiae. La badessa, Anna Maria Canopi, è una delle più note poetesse italiane contemporanee.
Qual è il segreto di questo piccolo specchio d’acqua, irresistibile richiamo per poeti e narratori? “Sono nata in Galles e vivo qui da trent’anni. Mio marito è di Novara ma dopo aver visto l’Isola di San Giulio non ho avuto dubbi. Ci può essere un posto migliore per crescere i propri figli?” spiega Gabriel Griffin, la poetessa gallese che ha ideato “Poetry on the Lake”, il festival di poesia che ogni anno richiama nel Cusio autori da tutto il mondo. “Ho voluto la rassegna per arginare gli effetti negativi del turismo mordi-e-fuggi che sta distruggendo Orta e far scoprire la zona con altri ritmi, fuori stagione”.
L’isola, infatti, ha un’unica strada, dal nome emblematico: Via del Silenzio. Nel giro ad anello s’incontrano alcune incisioni sul tema della meditazione: inserite nei muri secolari del monastero o in quelli di ville dai bellissimi giardini, le scritte ci parlano del silenzio, della sua forza e della sua efficacia per trovare l’armonia e la musica interiore.
Di fronte all’isola, poi, si specchia un borgo da favola, Orta San Giulio. Per raggiungerlo bisogna imbarcarsi su uno dei tanti battelli che fanno la spola da una sponda all’altra, solcando le acque del lago. Approdati sulla riva, si arriva nell’elegante Piazza Motta, su cui si affacciano palazzi signorili. Voltando le spalle si ammira il lago da un altro punto di vista e sembra di poter toccare l’isola. Dalla piazza l’occhio cade su uno dei palazzi più belli, il Palazzo del Broletto, della fine del Cinquecento, con i suoi portici e una scalinata che al primo piano conduce al salone una volta sede del Consiglio legislativo del Feudo della Comunità della Riviera.
Lasciando la piazza per inoltrarsi nel borgo si è avvolti dalle costruzioni e dal restringersi delle stradine pedonali, lastricate da ciottoli. Fra le vie strette si apre nella sua bellezza la salita che porta alla chiesa di Santa Maria Assunta, del XV secolo, con un portale in marmo d’Oira.
In questo incrociarsi di piazzette, muri di ogni colore, stradine, se ne trova una ancora più suggestiva, diventata Patrimonio dell’Unesco: la via che porta al Sacro Monte di Orta, sulla collina che sovrasta il borgo. Dedicato a San Francesco D’Assisi, il percorso è composto da venti cappelle affrescate fra il XVI e il XVIII secolo, impreziosite da statue disposte ad anello, che culminano sulla vetta del Monte con l’antichissima chiesa di San Nicola di Mira attorno a cui si estende una terrazza belvedere. Un luogo che stregò anche Friedrich Nietzsche. Si fermò a Orta nel maggio 1882 accompagnato dall’artista russa Lou Salomè, e si dice che proprio sulla cima del Monte Sacro le fece una proposta di matrimonio, rifiutata. Un balcone sul lago, da cui si contempla uno spettacolo panoramico fonte d’ispirazione per narrazioni d’ogni epoca.
Ed è la passione per le narrazioni ad aver animato anche l’imprenditore cotoniero Cristoforo Benigno Crespi. Nel 1880, al ritorno da un viaggio a Baghdad, costruì sui terreni di Orta San Giulio una villa in stile moresco con stucchi damascati, archi a ferro di cavallo e soffitti color turchese. Negli anni Trenta il palazzo fu acquistato dai Marchesi Fracassi di Torre Rossano e divenne un luogo di soggiorno di poeti e nobili, tra cui Re Umberto di Savoia. Oggi Villa Crespi è un albergo di lusso e ristorante del celebre cuoco stellato Antonino Cannavacciuolo il quale, seppur innamorato del Lago d’Orta, di recente ha lamentato che alle dieci di sera in paese è tutto chiuso, tutto spento. Gabriel Griffin concorda: in estate i turisti affollano San Giulio, che però in inverno si trasforma in un’isola deserta, disabitata. “Orta è splendida. Nelle giornate invernali di sole, amo sedermi in uno dei bar della piazza e sorseggiare un caffè. Ma è sempre più difficile: ormai molti locali aprono solo nella bella stagione”, commenta amareggiata. “E pensare che il vicino Sacro Monte dà il meglio di sé in autunno, quando le foglie cadono sulla salita, che si colora delle tinte del foliage”.
Anche per questo motivo, la prossima edizione del festival di poesia si terrà dal 6 al 9 ottobre. Hanno già confermato la loro presenza Carol Ann Duffy, poetessa di corte del Regno Unito; Gillian Clarke, eletta a rappresentare i poeti della nazione gallese e Imtiaz Dharker dal Pakistan. E in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, voluta dall’Unesco il primo giorno di primavera, l’isola e il borgo hanno ospitato letture itineranti nel bosco e fra le cappelle del Sacro Monte. Per l’occasione è stata pubblicata una nuova poesia dedicata al borgo da Carol Ann Duffy: “Cenando da sola a Orta”.
Proprio la Duffy è stata protagonista di uno degli eventi più memorabili delle scorse rassegne. Nella Basilica dell’isola, la badessa Canopi ha letto le sue poesie dal matroneo, circondata dalle consorelle, insieme alla Duffy, autrice dalla biografia ben diversa (dichiaratamente omosessuale e con una figlia avuta per inseminazione artificiale). Due donne apparentemente agli antipodi, ma unite dal potere della poesia. E del lago d’Orta.